domenica 3 giugno 2012

Lorenzo Belmondo

A questo punto urge un chiarimento. Solo io e Stefano eravamo al corrente di tutta la storia e dovevamo stare attenti a mantenerne la regia. Accettare di far salire Lorenzo da me fu la mossa giusta per liberare quel pomeriggio la sua ragazza che avrebbe potuto chiamare Mauro e farlo andare da lei, lasciando Luana sola a casa per chiamare Stefano che la raggiunse lasciandoci casa libera. Tutto un gioco di libertà nascoste insomma.
Durante il tragitto Lorenzo mi parlò dei suoi desideri.
"Da quanto hai fantasie di dominazione?" gli chiesi dopo che me lo confessò grattandosi la nuca.
"Da sempre credo. E non mi sembra vero poterle finalmente vivere."
"E prima di me?"
"Prima sognavo... E leggevo..."
"Cosa?"
"Libri, riviste, giornaletti, fumetti, tutti in tema sadomaso".
"Ma Gemma lo sa?"
"Sì... ha anche cercato di sfruttare la cosa, provando a farmi da schiava... Una tristezza! Povera Gemma, non sa nemmeno da dove cominciare...per non ferirla le ho detto che come fantasie queste cose mi stuzzicano, ma farle davvero mi spaventa. Lei è stata comprensiva, ha lasciato perdere, e non ci fa troppo caso se ogni tanto mi do a certe letture."
A casa misi su il caffè e presi le buste con gli acquisti di Lorenzo.
"Beh, che te ne pare?" Ero sulla porta della stanza da letto appoggiata con una mano in una posa che metteva in evidenza le curve. Mi ero spogliata. E avevo indossato i suoi nuovi acquisti. Mutandine strette e trasparenti. Un reggiseno che lasciava scoperta tutta la parte superiore, capezzolo compreso. Reggicalze, e calze a rete, scarpine lucide con tacco a spillo.
Ci guardammo negli occhi. Capì che non scherzavo. Si fece più serio anche lui quando mi avvicinai un po' titubante. Era comodamente seduto sul divano con le ginocchia un po' divaricate. Il rigonfio gli partiva dalla patta del jeans e saliva su in diagonale ben distinguibile. Avevo gli occhi puntati propio lì. Non sarebbero state necessarie ulteriori parole. Allungai la mano. Palpai con decisione per tutta la lunghezza dell'asta da sopra la stoffa. Mi sfuggì un sospiro. Mi piaceva quello che sentivo. Mi inginocchiai e cominciai ad armeggiare con la cintura. Avevo il respiro un po' affannato e le mie mani tremavano.
Non disse niente.
"Oh, mio dio..." sospirai quando finalmente il suo cazzo emerse teso e puntato verso l'alto. Lo afferrai subito, con entrambe le mani.
Aspettai un incitamento. Non disse niente. Gli sorrisi timida, ma non riuscivo a tenere gli occhi lontani dall'attrezzo che tenevo in mano.
Era eccitatissimo. Ma anche fermamente deciso a lasciare completamente a me la mossa successiva. Non ci volle molto. Dopo averlo smaneggiato e accarazzato per qualche secondo, studiandomelo con gli occhi, centimetro per centimetro, sin nei minimi dettagli,avvicinai con la bocca, e lo guardai.
"Posso...?" chiesi leccandomi istintivamente le labbra.
Annuì in silenzio. Tirai fuori la lingua e la passai su tutta l'asta, da sotto in su. Ripetai il gesto, più lentamente e attentamente. Poi sempre di lingua arrivai alla cappella. Infine spalancai la bocca e me lo feci entrare cominciando a scivolare su e giù lentamente con le labbra, e senza smettere di stuzzicarlo delicatamente la punta con la lingua. Dalla sua gola venivano gemiti di piacere.
Fu quello il momento in cui decise di dare sfogo alle sue fantasie, trasformò la sua faccia in dura e severa. La sua voce lo fu altrettanto.
"Dico, ti rendi conto di quanto sei puttana? Sei una donna quasi sposata. Ti sei portata un ragazzo in casa. Neanche due minuti dopo ti sei presentata mezza nuda. E neanche altri due minuti dopo me l'hai tirato fuori e ti sei inginocchiata a succhiarmelo come una vera pompinara"
Ebbi un brivido. Anche se ero consapevole che fosse tutto un gioco arrossii all'istante. Ma continuai a succhiare con convinzione e anche con più gusto.
"Guarda che zoccola ingorda di cazzo che sei... Guarda come ti piace sentirti la bocca piena di cazzo... Troia che non sei altro..."
Non avevo mai provato l'esperienza dell'umiliazione e sono certa che con altri non avrebbe funzionato così bene. "Continua... Ti prego..."
Mi afferrò la testa.
"Chi cazzo ti ha dato il permesso di parlare? La tua bocca serve per fare pompini, troia, non per parlare. Sei la mia cagna puttana e devi fare solo quello che ti dico, è chiaro?"
Annuii con convinzione.
"Bene! Fammi vedere se hai capito. Leccami le palle." E così dicendo mi spostò la testa portandola più sotto.
Le leccai. Obbediente e appassionata. Era assolutamente incredulo di quello che stava succedendo. Incredulo ma entusiasta. Mi mandò un'occhiata rassicurante, quasi volessi dirle "E' solo un gioco". Invece mi disse "Lecca!", ma in tono un po' meno duro più eccitato. Ubbidii subito tornando a concentrarmi.
Guardai l'ora. bisognava stringere un po' i tempi. Ma nemmeno troppo.
"Ora ti dico, quello che faremo, troia". Continuai a stuzzicargli lo scroto con la lingua, ma eo ansiosa di sentire i suoi ordini
"Per prima cosa vai di là e prendi il caffè che sarà pronto. Me lo voglio gustare mentre mi spompini"
"Sì... padrone..." Mi accorsi del brivido che mi dava quella parola.
"Brava cagnetta, hai capito subito le regole..." apprezzò carezzandomi la testa.
"Poi, quando ne avrò avuto abbastanza della tua bocca da troia, ti metterai a quattro zampe qui sul pavimento aprirai bene le tue belle chiappe e ti farai inculare da brava puttana..."
"Sì, padrone..." ripetei convinta con la lingua impazzita tra le sue palle.
"Per oggi non ci sarà altro... devo tornare a casa."
Continuai a leccargli le palle.
"Ma questo è solo un piccolo assaggo... io e te inizieremo vederci presto, e ci vedremo ogni tanto... per fare molto di più e di peggio di quello che riusciremo a fare oggi..."
"Sì, padrone... Certo, padrone..."
"E ora fammi venire con il tuo caffè puttana"
Sabrina


3 commenti:

  1. Che bel racconto :p bel personaggio eheheh e tu bravissima come e più di sempre.

    L.

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  2. Come ti piace essere insultata, eh?! mmmmm

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  3. eccitante come sempre anche se nn mi piace il bondage... U.V.

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