mercoledì 23 maggio 2012

I piedi di Susan.

(in foto: Lady Barbara, Platform Shoes Special, LegsWorld.net)

Intanto, quella stessa notte, io ero con Susan. Susan stava nello stesso albergo dove aveva alloggiato Sean La Proboscide. L'albergo più lussuoso della città, quello che stava sul corso centrale, per intenderci. Entrammo in camera, la figlia non c'era, ma non chiesi di lei. Capii che quella sera sarei stato esclusivamente suo. E capii che non voleva condividermi con nessuno. Ero molto nervoso, non sapevo come comportarmi. La camera era molto spaziosa; c'era un grande lettone metrimoniale, e notai ai piedi del letto una decina di paia di scarpe, tutte coi tacchi molto alti. Susan doveva avere una passione incredibile per le scarpe, perchè ce n'erano davvero di ogni colore e di ogni forma. Era una donna che valorizzava molto i suoi piedi; ma questo l'avevo capito fin dal primo momento che l'avevo vista in macchina. Aveva dei piedi molto seducenti e portava una cavigliera d'oro, a camminava su quei tacchi a spillo come una panterona. A quel punto Susan tirò fuori dalla borsa del denaro. Erano quattrocento euro, li mise sopra ad un tavolino di vetro e mi guardò con aria severa.
"Vediamo se riesci a guadagnarne di più" disse. "Come on, cosa aspetti? Spogliati".
Lei si mise lì a fissarmi con i pugni contro i fianchi, mentre mi spogliavo lentamente. Avevo il cazzo eretto, e quando tirai giù gli slip vidi Susan spalancare gli occhi.
"Oh my God!".
Mi si avvicinò. Ero molto imbarazzato, e dovetti anche sembrarle un pò goffo, perchè me ne stavo lì sull'attenti senza prendere alcuna iniziativa. Ma tanto c'era lei per questo. Era lei che mi pagava. Si mise dietro di me e iniziò ad accarezzarmi le spalle. Poi venne un'altra volta davanti a me, e mi guardò negli occhi. Ogni volta che si muoveva sentivo il rumore sordo dei suoi tacchi, e mi eccitavano maggiormente. Mi piaceva come si muoveva. Mi piaceva ancora di più come mi guardava. Ebbi l'impressione che il suo atteggiamento fosse di disprezzo nei miei confronti, perchè non mi sorrideva mai. E poi il fatto che non accennasse minimamente a spogliarsi mi fece pensare che volesse soltanto provocarmi. Poi raggiunse il mobiletto degli alcolici e si abbassò a prendere una bottiglia di whisky. C'aveva un bel culo, la Susan. Tondo e morbido, come quello di una mamma. Si mise a sedere e si versò del whisky in un bicchiere. A me non ne offrì. Si mise a contemplarmi.
"Avvicinati" mi disse. A piccoli passi andai verso di lei e per qualche attimo mi guardò il cazzo e me lo accarezzò. "Inginocchiati". Mi inginocchiai e mi mise davanti alla faccia il suo piede. "Lecca".
Tirai fuori la lingua e cominciai a passargliela sul piede, intorno al malleolo e in prossimità della cavigliera d'oro. Susan si accese una sigaretta e chiuse gli occhi. Gli tolsi le scarpe e le leccai le dita, ficcandomele in bocca ad una alla volta e succhiandole. Aveva le unghie ricoperte di smalto rosso. Non saprei spiegarvi il tipo di sapore che avevano quei piedi. Vi mentirei dicendovi che avevano un buon odore. I piedi sudano, percorrono lunghi tratti di strada, fanno grandi sforzi nel tenerci su, e quindi puzzano. Ma la puzza di Susan mi eccitava tantissimo, così tanto che iniziai ad ansimare per l'eccitazione. E lei mi guardò con un pò di curiosità e per la prima volta mi sorrise. E poi ritornò a chiudere gli occhi, piegando la testa all'indietro, sulla spalliera della sedia. Succhiavo con avidità quelle dita e più succhiavo e più sentivo le pulsazioni del cazzo come impazzite, come se stessi per venire da un momento all'altro. Poi con la lingua salii lungo il polpaccio, e mi infilai in mezzo alle sue cosce fino a trovarmi davanti alle sue mutandine nere. Con le dita ne sollevai un lembo e la mia lingua incontrò la vagina di Susan, depilata, senza neanche un pelo. Era bagnata e ne assaporai tutto il suo nettare, come un bambino che ha fame e si attacca al seno della propria mamma. Questa volta iniziò ad ansimare lei, mentre le mordicchiavo le labbra e le punzeccchiavo il clitoride. Ingoiai molti dei suoi liquidi fino a quando raggiunse l'orgasmo e le sue gambe tremarono e mi strinsero la faccia. In quello stesso momento sentii la porta della camera aprirsi e mi girai di scatto. Sulla porta c'era una ragazza davvero carina, che nel vederci in quello stato si portò le mani alla bocca e spalancò gli occhi.
"Oh my God, mom!".
Era la figlia. Ma Susan non si scompose troppo. Io restai in ginocchio, con il viso impiastricciato del suo liquido vaginale. Avevo quasi perso i sensi e dal cazzo mi colava verso le palle un rivolo di sperma. Ero venuto e non me ne ero neanche accorto. Susan mi accarezzò il viso e mi ordinò di andare a fare un bagno caldo. Così le lasciai da sole. La figlia di Susan doveva essere una ragazza piuttosto comprensiva nei confronti dei bollenti spiriti della madre, perchè dopo un pò si mise a dormire nel grande lettone come se non fosse accaduto mai niente. Ma io e sua madre avevamo appena iniziato. La notte era lunga, e lei aveva ancora tanta voglia di usarmi come un giocattolo.

Stefano.

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