sabato 26 maggio 2012

Una donna molto fragile.

(in foto: Linda, legsonshow.com)

Sabrina stava correndo un pò troppo; neanche sapevamo l'amica di Susan com'era messa, e lei già le stava pianificando il matrimonio. Infatti le dissi di andarci piano e di non entusiasmarsi troppo. E infatti c'avevo visto bene. Deborah, così si chiamava l'amica di Susan, era infatti una donna con un sacco di problemi. E presto ve ne parlerò. Ebbene, dissi a Susan che la sua amica poteva telefonarmi quando voleva, e lei non mi fece aspettare tanto. Mi voleva vedere subito. Dalla voce capii che doveva trattarsi di una donna molto timida e un pò impacciata, perchè subito si mise a parlare di soldi, e lo fece in modo confuso e imbarazzato. Allora le dissi di calmarsi, e che la questione dei soldi l'avremmo affrontata in un altro momento.
"Ah, va bene" Deborah tirò un sospiro di sollievo, "sai, non so come vanno queste cose, perchè è la prima volta che... sì, insomma che...".
"Che paghi un uomo per farci l'amore".
"Oddio, ecco, adesso sono imbarazzatissima".
Deborah era tesa come una corda di violino, così le dissi che era inutile continuare a parlare per telefono, e che potevamo vederci subito. Allora lei mi disse l'indirizzo di casa sua e la raggiunsi. Abitava nel quartiere benestante della città, in un condominio molto grande e molto elegante. Sulla porta c'era la targa che portava il suo nome. Era un ingegnere edile. Mi aprì la porta e la vidi; era una donna bellissima, con i capelli biondi, alta. Indossava un vestito grigio e portava le calze autoreggenti nere e i tacchi a spillo. Mi sorrise ma subito abbassò lo sguardo e mi invitò ad entrare. La vidi camminare davanti a me; era molto imbarazzata. Aveva un bel culo. Il suo appartamento era molto grande, con un arredamento piuttosto freddo ma visibilmente costoso. Andò avanti fino al soggiorno e io la seguii, poi si fermò e si girò verso di me.
"Questa è la mia umile dimora" disse con un filo di voce.
"Non mi sembra molto umile".
"Beh, ho lavorato tanto per permettermi tutte queste cose. Ma non voglio annoiarti, piuttosto posso offrirti da bere?".
"Sì, grazie".
La vidi armeggiare goffamente nel mobiletto dove aveva tutti i liquori. Ne aveva parecchi, e alcuni erano a metà. Le tremavano le mani e per versarmi del rum in un bicchiere ne fece cadere un pò sul pavimento. Bevvi un sorso, e lo fece anche lei.
"Amore o bocca?" le domandai.
"Cosa?" Deborah spalancò gli occhi e mi guardò con un pò di perplessità. "Oddio, scusami. Ho capito solo adesso. Bocca? Cioè, vorresti dire che... sì, insomma, la tua bocca. Ho capito bene?".
"Sì, se è questo che vuoi, io sono qui per esaudire tutti i tuoi desideri".
"Non lo so, sono molto confusa. Cioè, voglio dire, tu potresti essere mio figlio, è stata quella pazza di Susan a spingermi a chiamarti. Non avrei dovuto ascoltarla".
Deborah si mise a sedere sul divano e accavallò le gambe. Si portò una mano sul viso e chiuse gli occhi. Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lei. Ebbi l'impressione che quella donna avesse bisogno di essere spronata. Era molto nervosa. La lasciai parlare e mi disse che conosceva Susan perchè avevano lavorato insieme alla costruzione di un edificio. E poi mi parlò di suo figlio, che aveva solo quattro anni, e che quella sera era a casa dai suoi nonni. E infine mi parlò del suo ex marito; un testa di cazzo che la picchiava. La picchiava spesso, ma poi lei si decise a ribellarsi e a chiedere il divorzio. Era una donna molto fragile. Ad un certo punto iniziò a piangere.
"Calmati Deborah" le dissi, "rilassati".
Mi inginocchiai davanti a lei e con le mani le aprii gentilmente le cosce e mi infilai con la faccia lì in mezzo, a mi trovai davanti ai suoi slip neri. Spostai il lembo di stoffa verso destra e avvicinai la lingua alle sue labbra. La lieve peluria bionda mi solleticava la lingua. Deborah aveva un sapore unico.
"Ma cosa stai facendo?" mi chiese piegando la testa verso dietro e chiudendo gli occhi. "Oh sì, mi piace. che bello!".
Leccai gentilmente la sua vagina, succhiavo, come se stessi cercando di curare le sue ferite. In qualche attimo fu zuppa di umori e io succhiavo il suo nettare e stuzzicavo il suo clitoride con la punta della lingua, e lei aveva smesso di tremare. Ansimava e mi prese la testa con entrambe le mani. Qualche pelo biondo mi finì in bocca, tentai di toglierlo con le dita, ma poi ci rinunciai. Al diavolo, volevo prendere tutto di quella donna e farla godere, come nessun uomo aveva mai fatto.
"Oddio, come godo!" disse con un filo di voce.
E la mia lingua esplorava la sua vagina, fino a quando le sentii tremare le gambe, e col busto si piegò verso dietro, e trattenne il respiro, e infine esplose in un urlo di piacere, e i suoi umori schizzarono nella mia bocca.
"Fantastico!" Deborah aveva il fiatone. "Sei fantastico".
Mi alzai, restandomene in piedi, con i pugni contro i fianchi, a guardarla mentre si riprendeva dal suo orgasmo. Deborah se ne stava sul divano, con le gambe oscenamente aperte e la vagina colante di saliva, gli occhi semi chiusi e il petto che si gonfiava e si sgonfiava per il forte affanno.
"Beh, allora io me ne vado" dissi.
A quelle mie parole, lei si riprese e si alzò in piedi, mi disse di aspettare e cercò frettolosamente la sua borsetta. Ne prese quattrocento euro e me li diede.
"Sono pochi?" mi domandò con un sorriso d'imbarazzo.
"No, in realtà sono troppi. Per la bocca vanno bene anche cento".
"Non lo so, io in effetti è la prima volta che... beh, lo sai. Quindi non so come comportarmi. Dai, prendili. Voglio che tu li prenda. Quattrocento vanno più che bene. Ma ti vorrei chiedere un ultimo favore".
"Tutto quello che vuoi".
"Beh, ecco... domani ho un importante cena di lavoro. Vorrei che tu mi accompagnassi. Non voglio andarci da sola. Mi farebbe molto piacere se tu fossi lì insieme a me. Chiaramente se questo non ti crea imbarazzo. Sai come vanno queste cene, ci saranno molte persone importanti, professionisti, gente che conta. Vorrei che tu fossi il mio cavaliere. Ovviamente saprò ricompensarti. Seicento vanno bene?".
"Seicento?!".
"Oddio, che imbarazzo. Scusa, è che non so come... settecento?".
"No no, seicento vanno bene. Anzi, sono anche troppi".
"Va bene" Deborah mi sorrise e mi diede appuntamento al giorno dopo. Mi accompagnò alla porta e mi accarezzò il viso. "Buonanotte tesoro".
Deborah era davvero una persona speciale. Una persona sensibile. E il fatto di averle portato via quattrocento euro mi faceva stare un pò male. Ma d'altronde, me li ero guadagnati. Ritornai a casa e subito dissi a Sabrina che non volevo che Deborah incontrasse Riccardo; era una donna troppo speciale per stare con uno sfigato come lui. Sabrina ci rimase un pò male, a lei era sempre piaciuto organizzare matrimoni e incontri. Ma questa volta, la faccenda era molto complessa.

Stefano.

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