mercoledì 25 aprile 2012

Bocca cinquanta, culo cento.



(in foto: Aneta, Set 0372.2, Calmara.com)

Toccava a Valentina scegliere il nuovo gioco, è vero. Ma io già pensavo a quando sarebbe toccato a me, e allora trascorsi una notte intera senza dormire, a scrivere sul mio portatile qualcosa che avevo in mente da parecchio. Ma non voglio anticiparvi niente. Però vi dico soltanto che per applicare quella mia idea, avevo bisogno di uscire e fare compere. La mia idea era un qualcosa che costava, però avrei speso volentieri il mio denaro pur di realizzare il mio sogno. Ma basta, vi sto dicendo troppo. Ritorniamo alla nostra cena. Tutti puntuali, ci ritrovammo seduti nel salone di casa nostra. Questa volta c'era tanta tensione, perchè Valentina ci disse che aveva un'idea che era molto eccitante, ma allo stesso tempo un pò pericolosa. Io poi, certe volte sono un fifone, e all'idea che quello che avremmo fatto poteva essere pericoloso, mi si bloccò il fiato in gola. La paura, disse Valentina, fa parte dell'amore. Questa era la sua filosofia, ma in principio non capii cosa volesse dire. Ma in fondo, un pò di ragione ce l'aveva. Non c'era stata forse un pò di paura quando avevo fatto montare Sabrina dalla Proboscide? Non c'era stata forse un pò di paura quando Sabrina aveva incontrato quattro dei suoi uomini per quell'ammucchiata? Così cenammo in silenzio, e la cosa sembrò strana a tutti, tranne che a Sabrina, che sapeva quali tormenti ci affliggevano. Volevamo sapere tutti e tre come si sarebbe svolta la serata, eppure lei continuava a dire che era una sorpresa. Poi, dopo cena, Valentina prese sotto braccio Sabrina e la portò in camera da letto.
"Voi maschietti aspettate qui, noi torniamo subito" disse.
Chiusero a chiave la porta della camera da letto. Giuliano fingeva bene il suo nervosismo, mostrandosi sicuro di se. Stettero chiuse lì dentro perlomeno mezz'ora, e in quel lasso di tempo, io e Giuliano buttammo giù qualche bicchierino di rum mischiato al succo di pera. Per conto mio fumai tremila sigarette. Praticamente ne spegnevo una e ne accendevo un'altra. Poi ecco finalmente la porta riaprirsi, e le ragazze uscirono fuori, vestite praticamente come delle zoccole. Sabrina indossava degli hot pants neri in lattice, che mettevano in risalto le forme del suo abbondante culo, tacchi a spillo e una camicetta bianca sbottonata all'altezza del seno. Valentina invece indossava degli stivali lunghi fin sopra le ginocchia, dei leggings rossi e un corpetto di pelle che gli stringeva le tette verso l'alto.
"Ebbene, cosa ve ne pare?".
"E dov'è la pericolosità di questa cosa?" domandò Stefano.
"Sì, infatti" continuò Giuliano. "L'unico pericolo è quello di farmi venire nelle mutande senza neanche bisogno di toccarvi".
"Adesso ve ne accorgerete dov'è la pericolosità" rispose Valentina.
Uscimmo di casa e raggiungemmo la mia macchina. Valentina mi comandò di guidare fino ad una strada nazionale, conosciuta da tutti come un mercato della prostituzione. I camionisti e tanti uomini sposati si fermavano alla ricerca di sensazioni paradisiache a pagamento. Valentina mi disse di fermarmi, e io ubbidii, ma chiedendole spiegazioni.
"Non vorrete mica mettervi a fare la concorrenza a queste ragazze?".
"Sì, è proprio quello che avevo in mente di fare" rispose Valentina con sicurezza.
"Ma siete matte? No, io non ci sto. Non vi lascio fare questo gioco, perchè non è solo pericoloso, è una follia".
"Calmati tesoro" mi rispose Valentina. "Non crederai mica che ci prostituiamo per davvero? Voglio soltanto che tu veda la tua fidanzata sotto un'altra luce, quella della puttana. Voi rimarrete qui a guardarci. Vedrai, sarà molto eccitante. Soprattutto per te, Stefano. Non ti eccita immaginare la tua futura moglie che si concede ad altri uomini per denaro?".
"Va bene, ma fate presto" risposi.
Sabrina e Valentina scesero dalla macchina e si misero ad aspettare l'arrivo di qualche ipotetico cliente. Giuliano si lamentò, dicendo che quel gioco era piuttosto noioso. Così si piegò sul sedile della macchina e si mise ad aspettare. Una macchina si accostò alle due ragazze. Un uomo sulla cinquantina le guardò dalla testa ai piedi. Il cuore mi batteva molto forte dalla paura. Chissà quanti pervertiti bazzicavano in quelle zone. Dentro di me speravo davvero con tutto il cuore che quella pagliacciata finisse presto.
"Di dove siete?" chiese l'uomo. "Ucraine?".
"No, siamo italiane" rispose Valentina. "Ti va di divertirti con noi? La mia amica è molto brava a farselo mettere nel culo".
"Girati, fammelo vedere".
Sabrina si girò, mostrandogli il suo sedere che quegli hot pants facevano fatica a contenere.
"Te lo sfonderei tutto" disse l'uomo. "Chi c'è in quella macchina?" si riferiva a noi. Forse aveva paura che fosse una trappola della polizia.
"C'è il mio fidanzato" rispose Sabrina. "Non vuole che vengo qui da sola, è molto geloso".
"Che belle tette" le disse. "Me le fai vedere?".
Sabrina si sbottonò la camicetta e la aprì mettendo a nudo i suoi seni.
"Chissà che seghe spagnole che sai fare".
Insomma, le trattative andarono per le lunghe, poi però quando l'uomo chiese il prezzo, le ragazze spararono una cifra spropositata, in modo da farlo andare via. E infatti ingranò la marcia e partì, in cerca di qualcosa di più economico. Si fermarono in molti, fino a quando Giuliano, esausto, disse che c'aveva il cazzo duro come il marmo e che voleva scopare. Allora mi disse di accostarmi alle due ragazze. Giuliano tirò la testa fuori dal finestrino.
"Ma che belle porcelle!" disse. "Perchè non salite in macchina, così ci divertiamo un pò".
"Guarda che noi siamo molto care" rispose Valentina.
"Soldi ne ho tanti, non c'è problema".
Così Giuliano scese dall'abitacolo e andò a mettersi dietro, e Sabrina e Valentina gli si misero a fianco. Nonostante il posto sulla mia destra fosse vuoto, e quindi capii che Sabrina e Valentina si sarebbero dedicate esclusivamente a Giuliano, mi tranquillizzai non poco. Ero felice, perchè sapevo che quella follia si era conclusa, e potevamo tornare a casa. Giuliano mi disse di partire, mentre con una mano accarezzava le cosce di Sabrina.
"Culo cento e bocca cinquanta" disse Sabrina.
"Va bene" rispose Giuliano. "Allora partiamo con la bocca. Forza ragazze, fatemi vedere cosa sapete fare".
Sabrina e Valentina si abbassarono sul pacco di Giuliano e gli tirarono fuori il cazzo. Le loro lingue percorrevano l'asta, e spesso si incontravano, e allora si baciavano e poi ripartivano all'attacco. Poi ad un certo punto, Sabrina si sfilò gli hot pants e salì sul corpo di Giuliano, infilandosi la cappella nel buco del culo. E così si svolse il nostro rientro a casa, con un'epica tripletta in macchina. Io, inutile dirvelo, sborrai nelle mutande senza neanche toccarmi. Quando Giuliano iniziò a fiottare non riuscì ad uscire in tempo dal buco del culo di Sabrina, e le eiaculò dentro. Così, quando fece uscire il cazzo dal suo retto, i rivoli di sborra colarono fuori oscenamente, andandosi a posare sulla tappezzeria della mia macchina. Giuliano, a questo punto, tirò fuori il portafoglio e diede cento euro a Sabrina e cinquanta a Valentina.
"Ve li siete meritati tutti".
"Grazie tesoro" disse Sabrina. "Non ci era mai capitato uno stallone come te".
La serata finalmente si concluse. Giuliano andò via. Valentina invece dormì da noi, perchè era piuttosto tardi per tornare a casa. E così, non appena si mise nel letto, chiuse gli occhi e si addormentò. Io e Sabrina rimanemmo nel soggiorno a bere un amaro e a fumare l'ultima sigaretta del giorno.
"Cosa hai provato su quella strada statale?" le chiesi.
"Un pò di ansia" rispose.
"E cosa hai provato ad accettare i soldi di Giuliano?".
"In quel momento non era Giuliano, ma un cliente come un altro. Per questo abbiamo accettato i suoi soldi, perchè in quel momento eravamo due prostitute. Ti confesso che l'idea di Valentina era quella di farci caricare da qualcuno, e quando poi alla fine vi siete avvicinati voi, ho ringraziato il cielo. Sennò chissà nelle mani di quale porco sarei potuta capitare".    
Andammo a dormire anche noi, perchè l'indomani mattina saremmo usciti tutti molto presto per andare a lavorare, per poi ritrovarci di nuovo a casa nostra, per l'ultima parte del gioco, a cui, vi garantisco, stavo dedicando davvero tutte le mie forze (e anche un pò di soldi, perchè per realizzare la mia idea ce n'era bisogno). 

Stefano.

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