sabato 21 aprile 2012

La nostra prima casa.

(in foto: XXX-Ray Vision, Backstage, PornFidelity.com)

Il giorno dopo ritornammo ad essere la giovane coppia di fidanzati, perchè dopo essermi affidato ad un agenzia immobiliare, ero stato contattato per vedere una casa. Non so se vi ricordate, ma avevamo deciso di affittare un appartamento e di abbandonare definitivamente i nostri genitori, per vivere la nostra vita (soprattutto quella sessuale) in pace, senza dover prenotare camere d'albergo e cose simili. Insomma, eravamo in cerca di indipendenza. Così raggiungemmo il posto indicatomi telefonicamente. In macchina non parlammo di quello che era successo il giorno prima. E la cosa mi sembrava piuttosto strana, perchè ero certo che lei avesse voglia di parlarne. Io, in realtà, provavo un certo imbarazzo a farlo. Forse perchè, toltomi quello sfizio, ero ritornato ad essere quello di prima: il solito guardone che gode nel vedere la propria compagna fare l'amore con altri uomini. Però, con grande stupore, Sabrina accennò ad un altro tema: la ragazza del sexy shop.
"Bella ragazza, vero?" mi domandò.
Sentire quelle parole uscire dalla bocca di Sabrina mi stupì molto. Credevo che avesse colpito esclusivamente me. Certo, dire "bella" era riduttivo. Ma non capivo dell'esigenza di parlarne. Era sempre stato un tema delicato, quello delle ragazze. Spesso, quando Sabrina mi chiedeva di commentare la bellezza di qualche nostra amica (capitava spesso), io non sapevo cosa dire, e mi limitavo ad annuire, perchè se avessi dovuto dire veramente quello che pensavo di alcune ragazze su cui Sabrina mi aveva interpellato, avrei scosso sicuramente la sua sensibilità. Avrei potuto essere indelicato, avrei potuto farla ingelosire. O forse, erano le mie solite pippe mentali.
"Perchè me lo chiedi?" chiesi, con un groppo alla gola.
"Ti ho visto come la guardavi, cosa credi?" rispose. "Chi non l'avrebbe guardata? Con quegli hot pants, quel sedere perfetto, quelle cosce così lunghe, perfino io l'ho guardata. Ti piacerebbe farci l'amore?".
"L'amore? Con lei? Ma cosa dici Sabri, lo sai che io voglio solo te".
"Non ci credo, non sono stupida" devo riconoscere che leggevo una certa sincerità nelle sue parole. Non stava scherzando. Era una discussione seria.
"A parte che con quella lì ci vorrebbe un toro da monta per soddisfarla. Io ci farei solo la figura del fesso".
"Allora vedi che è come dico io? Tu vorresti scopartela".
"Sabri, chi è che non vorrebbe scoparsela?".
La discussione sembrava finita lì, per il momento. Sabrina sorrise. Le piaceva stuzzicarmi, forse perchè si divertiva nel vedermi in imbarazzo. In lei c'era sempre stato un pò di sadismo. Per esempio quando mi morsicava le natiche (adorava morsicarmi le chiappe), e lo faceva stringendo i denti, e mi faceva un dolore cane. E quando lo faceva e io urlavo di dolore, lei scoppiava a ridere. Sadismo. Come altro chiamarlo questo atteggiamento? Certo, non si divertiva a legare gli uomini come salami, o a frustarli, o a strizzargli i capezzoli. No, questo no. Queste sono pratiche che non hanno mai alimentato le sue fantasie, e neppure le mie. Ma un pò di sadismo è nascosto in ognuno di noi.
Ma ritorniamo a noi. Finalmente giungemmo sul posto, dove c'era una specie di pinguino in giacca e cravatta, un incaricato dell'agenzia immobiliare, che ci portò a vedere la casa. Il luogo dove si trovava ci piacque subito; eravamo in campagna, nella periferia silenziosa della città, e non pensai ad altro che al tipo di vita appartata e serena che avremmo potuto avere, standocene la, in quel nostro nido d'amore. Si trattava, in effetti, di una serie di villette a schiera, con colori leggeri e caldi. Non voglio dilungarmi troppo, ma voglio dirvi soltanto che fu la casa in cui trascorremmo molti dei nostri anni migliori, spesso in compagnia di amici molto speciali. Decidemmo di prenderla senza pensarci troppo su, forse anche a causa dell'euforia del momento, forse anche perchè era già arredata, e non c'erano lavori da eseguire. E in qualche giorno riuscimmo a portare tutta la nostra roba, vestiti, libri e cianfrusaglie. Finalmente liberi di vivere la nostra vita, senza doverci preoccupare dei nostri genitori.

Stefano.

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