martedì 17 aprile 2012

Il centro commerciale.

(in foto: Lydia, ShinyButts.com)

Il discorsetto di Sabrina lo condividevo, anche se adesso non sapevo come comportarmi. Donne. Io con altre donne? Forse non sarei stato capace. Non ero un fenomeno con le donne. Comunque, per non essere scortese (d'altronde era pur sempre il nostro ospite), quel lunedì accompagnai Sean all'aeroporto. Mi disse che eravamo invitati da lui, quando volevamo. Io gli risposi che per il momento eravamo molto indaffarati con il matrimonio, ma non appena riuscivamo ad avere un attimo di tranquillità c'avremmo pensato. E così, quando vidi Sean andare verso il check-in, mi resi conto che si chiudeva ancora un altro capitolo della nostra storia. Certo, non per sempre. Sean non fu l'ultimo uomo a entrare nel corpo di Sabrina. Per fortuna. E mentre ritornavo in auto, pensavo in continuazione alla sera prima, al discorso e a quello che ne conseguiva. Il corteggiamento, il nuovo inizio, le donne. Parole chiave che dovevano mettermi su una nuova strada.
Quel giorno dovevo lavorare fino a tardi, quindi non ebbi molto tempo per pensarci. Anche Sabrina doveva lavorare fino a tardi, perchè al centro commerciale c'era una specie di festa, e quindi i negozi erano aperti fino a mezzanotte. Terminai di lavorare prima io, e mi venne un'idea. Sperai che l'idea fosse quella buona, e non quella sbagliata. Così raggiunsi il centro commerciale, dove c'era una folla chiassosa che affollava i negozi. In quel modo Sabrina avrebbe fatto fatica a riconoscermi in tutto quel baccano. Allora la cercai con gli occhi, da fuori al negozio. Lei era lì, che toccava lingerie e pigiami di seta. Dava consigli e accoglieva clienti spaesati. Io aspettavo solo il momento buono, perchè sapevo che sarebbe arrivato. E infatti la vidi uscire, e dirigersi verso il bar, perchè Sabrina, senza un caffè, non reggeva a lungo. Quindi la seguii, come un pervertito che segue una bella ragazza, fissandole il culo.
Sculettava in modo così seducente che sembrava un felino. Indossava dei leggings neri, lucidi, che mettevano in risalto le natiche e i fianchi, e notai con grande piacere che molti uomini si giravano a guardarla, perchè era davvero irresistibile. Entrata nel bar si avvicinò al bancone. Il barista la salutò, si conoscevano da molto tempo, naturalmente. Lavorando entrambi lì, era ovvio che avevano avuto parecchie occasioni per conoscersi bene.
"Sei in gran forma, tesoro" le disse lui.
"Grazie. Chissà, forse sono innamorata".
"Di me?" il barista, appena vent'enne, arrossì e gli si abbassò la voce.
"Tu sei molto carino, ma io sono innamorata di un'altra persona".
A questo punto decisi di entrare in scena e giocare la mia parte. Mi avvicinai al bancone e ordinai un caffè anche io, ma senza guardare Sabrina, come se in realtà non la conoscessi. Iniziava il gioco. Sentivo che lei mi guardava, ma io resistetti per un pò, e mi feci i fatti miei, giocherellando con la zuccheriera. Lei aveva capito il gioco, e fece finta di non conoscermi. Arrivarono i nostri caffè, e io per prendere una bustina di zucchero di canna (che stava in una ciotola sulla destra di Sabrina) mi misi dietro di lei e allungai un braccio, e premetti il mio sesso contro le sue natiche.
"Mi scusi" le dissi.
"Si figuri" mi rispose un pò stizzita. "Se eravamo nudi me lo sarei ritrovato dritto piantato nel culo".
"Guardi, non volevo, davvero. Mi dispiace" stava recitando molto bene la sua parte, e quel suo modo di fare mi eccitava tanto.
"No, mi scusi lei. Purtroppo è una giornataccia. Mi tocca lavorare fino a mezzanotte, e sono piuttosto nervosa".
Tornai a dirle che mi dispiaceva, poi parlammo un pò del suo negozio, delle persone che lo frequentavano, e di come era difficile gestire tutti i bisogni della gente. Il gioco stava andando a meraviglia. E Sabrina era sensazionale, un'attrice da oscar. Recitava meravigliosamente la sua parte, e avrei voluto congratularmi con lei, ma non potevo farlo, perchè non potevamo fermarci, altrimenti il gioco si spezzava.
"Senta, se lei è d'accordo, mi piacerebbe riaccompagnarla a casa, quando finisce di lavorare".
"No guardi, non esageriamo" mi rispose e mi mostrò l'anello di fidanzamento. "Io, come può vedere, sono fidanzata. Lei è stata una persona molto gentile, ma purtroppo non posso accettare il suo invito. Se ci scoprisse il mio ragazzo, addio matrimonio. E adesso, se non le dispiace, io dovrei andare".
Sabrina stava rendendo le regole del gioco più complicate. Insomma, me la sarei dovuta sudare. Ma alla fine, ne sono sicuro, che se avessi giocato bene le mie carte, lei mi avrebbe premiato. Eccome se mi avrebbe premiato.

Stefano.

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