lunedì 16 aprile 2012

La fede.

Non posso nascondervi che dopo l'amplesso sentii un certo rimorso. Sì, ero stato cattivo a trattare Sabrina in quel modo. Sabrina non era un giocattolo. Era pur sempre la mia futura moglie, e offenderla non era la cosa giusta. Mi dissi tra me e me che non lo avrei fatto più. Perlomeno non in quel modo così esagerato. Sì, perchè quella notte credetti di essere andato troppo oltre i limiti. Forse lei aveva trovato la cosa eccitante, ma io ritenni che non fosse stato giusto. Perchè Sabrina era una donna speciale, e andava trattata come una regina. Infatti Sean iniziava a stancarmi. Avevamo bisogno di uomini più sensibili, di uomini meno rudi di lui. Pure se avessimo dovuto rinunciare ad un cazzo grosso, ma questo non importava. L'importante era avere un uomo all'altezza di una donna come Sabrina. Ecco, questo era importante. E Sean, forse, non era l'uomo giusto. La mia fidanzata aveva diritto a qualcosa di molto meglio, meritava molto di più. Non so se anche lei fosse di quell'idea, ma io quasi contavo i giorni della permanenza di Sean in Italia, come se aspettassi di vederlo andare via. Ne mancavano ancora due: sabato e domenica. Poi lunedì, avrebbe preso il volo per Los Angeles, e io avrei cercato (senza troppa fretta) l'uomo giusto per Sabri. In ogni modo, al nostro risveglio, andammo insieme a Sean a correre in una riserva naturale, alle porte della città. Un posto magico, con una vegetazione molto fitta, e dei piccoli sentieri calpestabili. Spesso, quando avevo voglia di starmene da solo, ci andavo. Perchè era poco frequentato, se non da sporadici uomini in cerca di funghi o legna per il proprio camino. Se eri fortunato, qualche volta, ci potevi trovare qualche coppietta che faceva l'amore.
Dapprima camminammo per mezzo chilometro, poi cominciammo a correre, fino ad arrivare ad un laghetto, pieno di anatre e cigni. Allora ci fermammo, e Sabrina e Sean si spogliarono, lamentandosi dell'eccessivo calore. Cominciarono a scherzare teneramente; lui le colpì il sedere con uno schiaffo, e il rumore dell'impatto della mano sulla natica fece scappare via uno stormo di uccelli, allora lei, per vendicarsi gli schiaffeggiò la proboscide, e così iniziò l'inseguimento. Sabrina era molto divertita, rideva, e Sean dietro cercava di acchiapparla. Entrarono nell'acqua del laghetto, immergendo le gambe fino alle ginocchia, e si abbracciarono. L'inseguimento era finito. Sabrina prese il pene di Sean in mano, lo tenne stretto. Non era eretto, ma era comunque spaventoso. Lui cercò la bocca di Sabrina, e la baciò, e vidi nei minimi dettagli quello scambio d'amore, le loro lingue una contro l'altra, la saliva che si univa. Sentivo con non poco fastidio lo schioppettio delle loro bocche; Sabrina mugolava.
"Ti amo" disse ad un certo punto Sean.
"Eh no" la mia fidanzata allontanò la bocca dal suo amante. "Questo non va bene, perchè io amo soltanto Stefano, è lui l'uomo che sto per sposare, e nessuno mi farà cambiare idea. Neanche un pene così grosso come il tuo. Mi dispiace".
Sabrina si allontanò da lui, ma rimanendo coi piedi nell'acqua del lago, e rinfrescandosi la pelle, portandosi con le mani l'acqua sul corpo. Sean venne verso di me, il cazzo si era mezzo indurito, e ogni volta che Sabrina si piegava per raccogliere dell'acqua con le mani, il suo cazzo si induriva ancora di più. Mi disse che ero molto fortunato ad avere una donna come lei. Sabrina, mi disse, è una ragazza molto speciale.
E soprattutto quel giorno mi aveva colpito quel carattere deciso che aveva, questo devo riconoscerlo. Come una donna che davanti alla fede non si piega di un centimetro. La fede nell'amore. Ma anche la fede in Dio, che poi, secondo il suo modo di vedere le cose, si traduceva in fede nei confronti dell'amore. Questo potrebbe sembrare assurdo, ma una volta Sabrina mi ha raccontato che da piccola voleva fare la suora. Sì, perchè voleva fare del bene, voleva aiutare il prossimo, voleva che tutti gli uomini di buona volontà vivessero in un paradiso terrestre. Così, un giorno, a dodici anni, tentò di avvicinarsi alla chiesa del suo quartiere. Il parroco aveva sempre organizzato corsi di chitarra per principianti, e lei, avendo la passione per Carmen Consoli, voleva diventare brava proprio come lei. Entrò in sagrestia, e c'era un uomo, tarchiato e con gli occhi perversi, che si occupava degli affari del prete quando lui non c'era. La piccola Sabrina, con una chitarra classica in una custodia marroncina, chiese all'uomo di poter partecipare a quei corsi di chitarra, di cui tanto si parlava nel quartiere. L'uomo, che stava rovistando in mezzo alle carte alla ricerca di qualcosa che non trovava, si spazientì, e le urlò che non c'era nessun corso, e che doveva uscire dalla canonica, subito. Ma glielo disse in un modo così brusco che Sabrina si fece piccola piccola, e da quel momento giurò a se stessa che non avrebbe mai più messo piede in una chiesa. Tornò a casa e, tenendo abbracciata la chitarra classica, pianse per ore. La sua fede, quel giorno, a causa di quell'uomo che sbrigava le faccende del parroco del quartiere, crollò vertiginosamente, facendole diventare le chiese dei posti da cui stare lontana. Ma ripeto, quell'incidente non le aveva fatto perdere la fede. Quella ce l'aveva ancora. Credeva ancora in Dio.

Stefano.

1 commento:

  1. Giuro, ma la piccola Sabrina delusa dal tipo mi ha fatto scendere una lacrima :'(

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